Dal XIX Congresso nazionale della Cgil a Rimini, l’intervento del segretario generale Cgil Napoli e Campania

“Tornare ad ascoltare, essere vicini alle persone, farlo insieme”. Così il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, ha concluso il suo intervento al XIX congresso nazionale della Cgil, in corso al Palacongressi di Rimini fino al 18 marzo 2023. La mobilitazione contro il progetto leghista di Autonomia Differenziata, avviata con l’assemblea regionale “L’Italia a pezzi” che ha riunito diverse realtà associative e movimenti campani, l’occasione dei fondi PNRR da non perdere, la necessità di mettere in campo interventi strutturali per occupazione, politiche industriali, sanità e servizi: questi i temi al centro del suo intervento nella sessione pomeridiana della seconda giornata congressuale.

“Le politiche per il Mezzogiorno appaiono affidate solo alla redistribuzione delle risorse europee, con l’unico segno di novità rappresentato da una maggiore disponibilità delle risorse del PNRR seppur con scansioni temporali e vincoli nella gestione della programmazione e nei bandi. Non può essere sufficiente – ha avvertito Ricci – una politica per il Mezzogiorno affidata esclusivamente alla logica dei Patti con Regioni e aree metropolitane, senza una politica nazionale costruita su interventi strutturali capaci di intervenire sia sul versante degli investimenti, sia su quello delle condizioni di sistema, sia sulle condizioni di disagio sociale create dal perdurare delle disuguaglianze nelle condizioni di sviluppo”.

Per il segretario generale della Cgil Napoli e Campania “il progetto di Autonomia Differenziata è il provvedimento più diseguagliante che questo governo ha messo in campo. Dire no al progetto non basta va avviata una grande azione d’informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento come stiamo facendo e come dovremmo insistere ovviamente e lo chiarisco con una regia nazionale. Occorre intensificare la ricerca di alleanze strategiche con le associazioni e i movimenti anche oltre a quelle già consolidate. La Costituzione – ha ricordato – ha sempre condizionato in positivo la storia democratica del Paese avendo tra gli altri il compito di ripartire egualmente funzioni e risorse tra lo Stato e le Regioni. Il valore universale che va difeso strenuamente è l’unità del Paese. Oggi con questo clima politico e i limiti della rappresentanza e della funzione dei partiti non siamo più in sintonia con questo obiettivo. I valori di eguaglianza e coesione non si verificano. Non siamo in presenza di un percorso trasparente, ma di una decisione chiusa nello stesso ambito politico, dove non c’è nessun ruolo attivo del Parlamento, nessuna rappresentazione sociale. Le colpe sono attribuibili alla rielaborazione del titolo V e nell’interpretazione dell’articolo 5 della Costituzione, non ha tenuto sulla sussidiarietà verticale dei territori, la solidarietà, l’eguaglianza, la centralità dei cittadini oggi mortificata dalla tentazione di un Governo che ispirandosi ai valori di una destra fascista spinge sull’accentramento. La Lega, oggi, dopo 20 anni vuole portare a casa un risultato che dalla sussidiarietà dei territori e l’equilibrio fra regioni spinge per un egoismo territoriale. La sinistra ha subito questo processo. Noi non possiamo subirlo”.

Per queste ragioni “bisogna mettere in campo una grande mobilitazione sociale contro l’egoismo, usando un linguaggio semplice, parlando con la gente. Altrimenti – ha avvertito – passeremo entro pochi mesi dalla sussidiarietà verticale a quella orizzontale, facendo prevalere sempre di più il ruolo del privato, che opera già in molti settori come la Sanità e l’Istruzione”.A proposito di indici, Ricci ha ricordato i record negativi della Campania che si traducono negli scarsi livelli di occupazione, nelle gravi crisi industriali, di servizi e di terziario, nel precariato occupazionale diffuso, nella forte percezione d’insicurezza lavorativa, nel basso reddito disponibile pro-capite, nell’elevato rischio di povertà, nell’alta concentrazione di NEET e, infine, nell’elevato rischio per la salute.

“Noi chiediamo – ha ribadito Ricci – che lo Stato debba rispondere in maniera decisa favorendo una serie d’interventi di perequazione territoriale in riequilibrio con il Mezzogiorno. Possiamo parlare di autonomia se tutti i cittadini all’interno del contesto nazionale possono avere il medesimo accesso alle protezioni sociali, all’utilizzo di servizi essenziali e tant’altro. Va anche ricordato che nel Paese mentre da un lato non si è persa occasione per ribadire il primato della libertà dell’impresa, dall’altro non si è esitato a beneficiare dei criteri assistenziali con i quali è stato gestito il denaro pubblico. Quello che ci si presenta davanti appare dunque un quadro estremamente preoccupante; quasi paradossalmente, però, proprio la debolezza strutturale del sistema industriale italiano nel suo complesso, può rappresentare oggi un’occasione pressoché unica per assegnare a una nuova fase d’industrializzazione del Mezzogiorno un valore e una funzione nazionale ed europea”.

“Oggi – ha proseguito – corriamo il rischio, con questa destra, di riprendere vecchie teorie che in sostanza affermano che quando in una regione meno sviluppata vengono immesse nuove tecnologie e risorse, nel vecchio apparato produttivo si ha una crescita media della produttività del lavoro superiore a quella dei Paesi leader e di conseguenza si avvia un processo di riduzione degli squilibri, fino alla loro progressiva scomparsa. Per noi l’industrializzazione del Mezzogiorno è possibile nella misura in cui si riesce finalmente a determinare un intreccio virtuoso tra il bisogno d’investimenti produttivi al Sud, e il bisogno di efficienza non solo del Sud ma dell’intero sistema produttivo italiano. Occorre insistere su questo punto. Piano Nazionale dell’automotive, aerospazio, piano straordinario di assunzioni non solo mirate nella Pubblica Amministrazione, ma anche per donne e giovani. Il tema dell’efficienza, della capacità di direzione e d’indirizzo delle scelte, tanto sul terreno dello sviluppo economico che su quello degli assetti territoriali da parte dei governi regionali, assume nella fase attuale una valenza assolutamente decisiva”.

 

La Cgil  Campania, si è posta l’obiettivo nei prossimi mesi di affrontare i cambiamenti attraverso la costruzione di una visione strategica che salvaguardi il mondo del lavoro e della società maggiormente a rischio di esclusione. La società campana va disegnandosi sempre di più come quella della disoccupazione e della precarietà e non corrisponde più al paradigma di società del lavoro. I problemi emergono poiché quando un numero sempre maggiore di persone è estromesso dal mondo del lavoro, è privato, sostanzialmente, del presupposto per esercitare per sé e per i propri familiari alcuni dei diritti che derivano dalla cittadinanza. È uno dei temi che richiede non solo l’analisi al nostro interno ma un confronto e una regia nazionale”.